lunedì 25 marzo 2013

Un mondo perduto

Immaginate una stanza trascurata, possibilmente umida e poco illuminata. Una cantina, insomma.

In essa collocate uno scaffale, anch'esso abbastanza maltrattato, vecchio, con le ante malconce.

Al suo interno ponete una vecchia lampada a petrolio in disuso, cimelio del passato; di un passato che spesso torna, nelle epoche più cupe, anche esse in fondo espressione dell'animo umano.


È così che immagino la poesia.


In un mondo che ha mercificato ogni cosa abbiamo dimenticato quanto la poesia, espressione artistica tra le più antiche, possa illuminarci; farci compagnia nei giorni cupi, così come nei momenti di allegria.

Poche forme d'arte hanno l'abilità di metterci in contatto con il cuore di altre persone con tanta forza semantica. Certo, musica e pittura non sono da meno nel risvegliare le pulsioni più ancestrali che muovono il nostro animo. Ciò malgrado, la poesia conserva, secondo me, un'abilità peculiare nel costruire ponti tra le generazioni. Se è vero dunque che ogni artista è figlio del suo tempo, vero è anche, tuttavia, che la forza evocativa della lirica è talora così distintiva di un autore piuttosto che un altro da renderla una creatura profondamente indipendente, incredibilmente vivace.


Ogni mese, perciò, proveremo a parlare di poesia, sia essa in lingua italiana, straniera, in lingua dialettale. Senza presunzioni di onniscienza ben lungi dalle nostre possibilità, ma con lo spirito proprio di chi della poesia è innamorato per il modo col quale essa plasma il nostro modo di vedere le cose, la nostra dimensione umana.


Amare la poesia è un po’ come amare la vita. Amare la vita, quando della vita si prova a capire il senso … è inevitabile.